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Are You Welcome, Larry?

“Darryl it's a show time!”

era uno striscione che capeggiava nel palazzetto di Torino nel 1990. E che giocatore, quel giocatore, che mi fece innamorare del basket.

Ora, a quasi trent'anni di distanza, si percepisce nell'aria un altro momento che richiama allo show time. E, di nuovo, l'aria di Philadelphia tira tra i corsi di Torino.

Si passa da Dawkins ad Iverson...perchè, quel numero 3 con la canotta di Phila appare spesso nell'ultimo giorno in post associato al nome “Turin”. Perchè, nelle foto evidentemente più rappresentative, il nuovo coach di Torino, spesso è in conciliabolo con “The Answer”, uno dei talenti più cristallini e difficilmente gestibili della storia Nba.

Eppure, Allen, ancora adesso non dimentica il suo rapporto con Larry Brown, con il quale ha raggiunto la sua massima espressione.

Eppure, Larry, a chi gli chiedeva di come potesse gestire un cavallo pazzo come Iverson, rispondeva “coaching him made me a better person”.

Eppure, se Iverson era conosciuto come un “matto”, il carattere di coach Larry non era da meno, almeno a sentire chi gli stava vicino.

Eppure...eppure dobbiamo dare qualche noioso numero riportato ormai da ogni testata che si occupa di basket nel globo, per capire la portata di questa notizia.

photo source: si.com

Larry Brown, nato a Brooklyn il 14 settembre del 1940, ha cominciato ad allenare nel 1965 (alzino la mano quanti, leggendo, erano già maggiorenni in quell'anno). Da li, soprassedendo sulle università, ha allenato i S.A.S., L.A. Clippers, Indiana, Phila (dal 1997 al 2003), Detroit, NYKnicks e Charlotte. Con i Pistons è stato campione NBA, giusto per la cronaca.

Ma, seppur soprassedendo sulle Università, è bene ricordare che nel 1988, con i Kansas Jayhawks, ha vinto il campionato...unico ad essere riuscito a vincere i due campionati, universitario e professionistico. Dato che non è nato coach, ma giocatore, ha fatto che portare a casa un oro alle olimpiadi del 1964 (!) come guardia degli USA. Oro che ha bissato nel 2000 come Assistent Coach. Negativa l'avventura olimpica ad Atene, nel 2004, dove riesce a mettere al collo solo un triste bronzo. Tristezza mitigata dalla gioia provata, appena un paio d'anni prima (2002) per essere entrato nella Hall of Fame. Per concludere, annotiamo anche un ottavo posto come coach con più partite vinte nella National Basket Association, frutto anche del premio Coach of the Year conseguito nel 2001. Eppure...eppure non ha smesso di allenare fino all'anno passato, portando a prestigiosi risultati anche l' Università della Smu, dove però, per vicissitudini extrasportive, non ha potuto finire in gloria per i vari ed amministrativi inghippi che coinvolgono gli atenei americani, sempre e troppo alla ricerca di giovani talenti che diano loro prestigio.

Ma, una Carriera del genere, come può approdare sulle rive del Po a prendere ombra sotto la Mole? E, chi sotto la Mole ci vive, come ha reagito alla notizia che questa Leggenda quasi ottantenne possa essere arrivato in una città dove, per oltre vent'anni, il basket era sparito?

Ecco, a proposito di Torino, è necessario un piccolo preambolo. I fan sembrano ancora scossi dalle vicissitudini dell'anno passato che li ha particolarmente sia turbati che esaltati nel giro di pochi giorni ma per mesi, in un susseguirsi di esaltazioni e sconforti apparentemente privi di logica. Perciò, la loro capacità di giudizio è da prendere al netto delle angosce.

Non tengo conto, in questa casistica, di fb, dove, nelle pagine ufficiali, si ritrovano commenti privi di razionalità dove l'unico obbiettivo sembra l'insulto a priori. Nei forum cittadini invece, due fazioni appaiono evidenti. Una, è critica senza quasi possibilità di appello “ scelta poco razionale e molto rischiosa”, con ragionamenti di una certa razionalità ma condito da pessimismo sabaudo “che non ha allenato un minuto di basket europeo e che ha un'età che può far dubitare di riuscire ad adattarsi a situazioni nuove”. Un'altra fazione rimane affascinata dallo storico della persona ed è convinta che ci sarà “entusiasmo a lavorare con una leggenda”, immaginando anche un ruolo “alla Phil Jackson dei Lakers, come supervisor alla guida tecnica” e che, con la sua esperienza, “ non tollererà alzate di cresta da parte di nessuno”.

E qui, normalmente, si pensa alle bizze delle “primedonne” che albergano negli spogliatoi, bagaglio di alcuni player che si sentono una spanna sopra gli altri. Curiosamente, il tifoso torinese ha la tendenza a pensarla riferita ad una parte della dirigenza che, lo scorso anno diede vita ad innumerevoli gossip che segnarono in negativo la stagione. Infine, c'è chi, non sapendo più a che santo appigliarsi, si aggrappa alla speranza razionale “non vorrà chiudere una carriera leggendaria con una figura di m....a in un campionato di basso livello”, immaginando quindi fatte tutte le valutazioni del caso da chi mastica basket (e che basket) da una vita, considerando poi che sarà affiancato da Dante Calabria, di chiare origini italiane, che ha militato in seria A per vari anni, giocando a Milano, Cantù e Bologna (sponda F) tra le altre e giocato anche per i nostri azzurri in un campionato europeo. A mitigare le anime inquiete, ci pensa con un sobrio editoriale di “Cuore Gialloblù”, che cerca di smussare i picchi emozionali troppo preponderanti.

Ma, ciò che l'immaginario collettivo non si aspetta, è una discussione parca ed argomentata, con critiche costruttive che arriva da quella che dovrebbe essere la frangia esagitata, la frangia ultras, quella dei Rude Boys. Nella loro pagina fb, diverse opinioni, per lo più positive e curiose, ma non solo positive e comunque sempre nel rispetto delle opinioni altrui.

This is Torino, città di Re ed operai, città di contrasti ed imprevedibilità. Uscendo fuori dalla provincia torinese, incontriamo altri e vari commenti, tra i quali, ad esempio, spiccano figure come “lo scettico” ( “come PF prenderei Rodman), che lascia trasparire forse un basket ormai datato. Oppure figure “rispettose” ( “farà ricredere molti...come se da vecchio non sapesse più di basket”). Altre figure fanno capo alla Matematica & Logica, “ è vero, è una Leggenda dell'nba di vent'anni fa, ma dato che loro sono avanti di trent'anni, per noi può essere un innovatore”. Infine, chiudiamo con i “fatalisti” (“in ogni caso è una cosa che non dimenticherete...che sia in positivo o in negativo”). E, vedendo come la notizia abbia avuto risalto negli Usa, in Francia, in Spagna e dovunque, ci viene da pensare che abbiano ragione i Fatalisti. Qualcuno sospetta che sia stata una mossa mediatica da parte di FCA per ragioni di marketing negli Stati Uniti. Di sicuro, uniti saremo noi ad aspettare l'inizio del campionato per vedere, a bordocampo, un Larry Brown che parla con Poeta. E ci basterà, almeno come emozione iniziale. E ci basterà vederlo parlare a bordocampo per immaginare che lo abbia fatto con Iverson. E, ci basterà vederlo, sperando con tutto il cuore, per noi e per il movimento cestistico italiano, che...sia una cosa che non dimenticheremo, in positivo.

Luca Maestri

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