Come si vincono le partite NBA? Prima di avventurarvi nella lettura di questo articolo vi chiediamo di esaminare i vostri preconcetti cestistici e pensare a quali sono secondo voi le statistiche di squadra più determinanti per vincere una partita di basket. Parleremo infatti della correlazione tra vittoria finale e vantaggio statistico di squadra in una delle seguenti categorie: - percentuale al tiro (FG%) - percentuale da 3 (3P%) - tiri liberi realizzati (FTM) - rimbalzi totali (REB) - rimbalzi offensivi (OREB) - assist (ASS) - recuperi (ST) - stoppate (BL) - assist su palle perse (A/TO)
Alcuni vecchi adagi recitavano "le partite si vincono con i rimbalzi" oppure "le difese vincono le partite", o ancora "nel basket vince chi segna un canestro più dell'avversario", ma dati alla mano qual è la più forte cartina di tornasole per il successo di una squadra di basket?
Negli ultimi 2 decenni ci sono stati studi molto rappresentativi a riguardo, i più incalliti "stats maniacs" potrebbero procurarsi "Basketball on paper" (Dean Oliver) che ci ha fornito spunto e dati storici per questa valutazione, ma ciò che stiamo assistendo in queste Finals potrebbe essere lo specchio di un forte cambio di paradigmi nel basket odierno. Prendiamo come riferimento i dati storici collezionati fra il 1998 e il 2002, a loro volta molto ben correlati con i dati analoghi delle stagioni 92-94. La statistica di squadra maggiormente correlata con la vittoria finale era la percentuale al tiro (FG%): nel 80% dei casi un vantaggio in questa categoria comportava una vittoria. Al secondo posto gli assist (ASS) con il 72%, seguiti a ruota dal rapporto assist / turnover titolare di un buon 70%. Molto staccati i rimbalzi relegati alle metà classifica in virtù di una moderata correlazione del 64%, seguiti a ruota da 3P%, liberi segnati, recuperi e stoppate. Fanalino di coda sorprendentemente i rimbalzi offensivi associati a vittoria finale in un modestissimo 46% dei casi, sarebbe a dire che è più probabile che vinca la squadra che cattura meno rimbalzi offensivi. Il dato, in prima battuta difficile da digerire, potrebbe essere spiegato dal minor numero di rimbalzi disponibili per le squadre che tirano ad alta percentuale, quindi abbastanza coerentemente con quanto visto in cima alla classifica.
Mentre le 2 finali si avviano a mettere in scena il loro entusiasmante ultimo atto di G7, un'analisi delle team stats delle 12 partite sinora svolta mostra dei dati decisamente in controtendenza rispetto a quanto consolidato negli anni scorsi. Al primo posto fra le correlazioni fra vantaggio statistico e vittoria finale ci sono gli steals, prodromo di vittoria nel 92% dei casi, segno che l'aggressività difensiva è un fattore preponderante nelle finali in corso. Tralasciando i recuperi, tutto sommato meno rilevanti delle altre voci statistiche a causa del loro esiguo numero, balza agli occhi come la percentuale al tiro sia passata specularmente all'ultimo posto della classifica delle correlazioni, con un irrilevante 60%, mentre in vetta alla classifica saltano il rapporto assist/turnover e i liberi realizzati appaiati a quota 83%. In particolare nella serie fra Golden State e Houston tutti gli scontri sono stati vinti da chi ha meglio performato in queste 2 categorie statistiche. Da un lato dunque troviamo una conferma del ruolo fondamentale dei tiri liberi nell'economia del sistema scientifico Rockets, ed analogamente della volontà dei Warriors di rendere pan per focaccia su questo fronte. Dall'altro si mostra come fluidità offensiva ed oculatezza nella gestione dei possessi stiano giocando un ruolo primario fungendo sempre da ago della bilancia in questo scontro fra le 2 superpotenze della Western. Al contrario nella finale della Eastern conference fra Boston e Cleveland tutti gli scontri sono stati vinti da chi è riuscito a portare a casa il maggior numero di rimbalzi.
In attesa dei 2 appuntamenti decisivi di questa notte e domani questi highlight statistici offrono una chiave di lettura un po' allarmante per Rockets e Cavs alla luce degli attuali injury report. Chris Paul è da anni il miglior giocatore NBA sul fronte A/TO e la sua assenza impatta fortemente l'oculatezza nella gestione del pallone di Houston, mentre l'assenza di Kevin Love riduce non poco le chance di dominio a rimbalzo per Cleveland.
Avremo presto modo di verificare se la via maestra mostrata dai numeri si rivelerà veritiera. Non ci resta che gustarci lo spettacolo e procedere al facts check a bocce ferme.
-Schizoid Zen-
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