“1,2,3…Baskin!”
Il Baskin (basket integrato) è uno sport nato recentemente in modo molto semplice e spontaneo, dall’ idea del Professor Antonio Bodini, ingegnere e padre di una bambina disabile, e del Professor Fausto Capellini, insegnante di educazione fisica presso una scuola media di Cremona, dove insieme sperimentarono, per la prima volta nel 2003, l’adattamento di alcune regole del Basket tradizionale alle diverse abilità degli alunni.
Il movimento del Baskin porta con sé la filosofia dell’integrazione tra persone abili e meno abili, maschi e femmine, con o senza disabilità fisica e/o mentale, purché consenta il tiro a canestro, che giocano insieme nella stessa squadra; per questo le regole e le strutture innovative apportate sono in grado di dare vita a un vero e proprio sport integrante, capace di creare un contesto favorevole all’espressione del proprio potenziale.
Non è la persona che deve adattarsi ad uno sport già costituito, ma è lo sport che deve essere costruito in modo da essere adatto alla diversità delle persone che lo praticano.
Merita senz’altro affermare che a questo tipo di atleti “speciali” non interessano esercizi tecnico-fisici fini a se stessi, bensì ad essere il motore primario del loro coinvolgimento nell’attività fisica sono la passione, l'entusiasmo, l'energia, l'amore e la vitalità mostrati dalle persone con cui condividono il campo. Un aspetto centrale di questo sport è la delicatezza dei movimenti, una bella prova per i cestisti professionisti che sperimentano un uso ridotto della forza, amplificando la dolcezza dei movimenti.
La novità di questo sport, tanto dinamico e imprevedibile, consiste nel fatto che le regole che lo caratterizzano, valorizzano il contributo di ogni ragazzo/a all’interno della squadra: infatti il successo comune dipende realmente da tutti. Quest’adattamento, che personalizza la responsabilità di ogni giocatore durante la partita, permette di superare positivamente la tendenza spontanea ad un atteggiamento «assistenziale» a volte presente nelle proposte di attività fisiche per persone disabili.
Gli adattamenti principali sono i seguenti:
1) il materiale: uso di due canestri tradizionali e quattro laterali più bassi, possibilità di sostituzione della palla normale con una di dimensione e peso diversi;
2) lo spazio: aree semicircolari create sulla metà campo per garantire il tiro nei canestri laterali;
3) le regole: ogni giocatore ha un ruolo definito dalle sue competenze motorie e abilità residue e ha di conseguenza un avversario diretto dello stesso livello. Questi ruoli sono numerati da 1 a 5 con regole proprie e in campo sono presenti 6 giocatori, con obbligo della quota rosa tra ruoli 4 e/o 5.
4) la possibile assegnazione di un tutor, giocatore della squadra, che può accompagnare più o meno direttamente le azioni di un compagno disabile.
E’ importante porre l’attenzione sul ruolo dei fattori psicosociali che possono ostacolare la partecipazione allo sport delle persone disabili durante il tempo libero: la disabilità fisica tende a causare un minor impegno nello sport, soprattutto quando la percezione delle capacità e l’attitudine verso le attività non sono adeguatamente sviluppate. Numerosi studi hanno dimostrato che la pratica sportiva può influenzare positivamente il benessere psicosociale, influendo sulla percezione della disabilità, infatti i miglioramenti nella competenza motoria sono indiscutibili e sostenuti da prove che affermano che il concetto di sé e l’immagine del corpo possono essere modificati dalla pratica sportiva.
Il Baskin costituisce una preziosa risorsa per l’incremento di autoefficacia ed efficacia collettiva, secondo la prospettiva integrata normodotato-disabile, infatti anche i ragazzi normodotati beneficiano di questo tipo di attività, in quanto imparano ad inserirsi in un gruppo, a sviluppare nuove capacità di comunicazione, a mettere in gioco la propria creatività e ad instaurare relazioni affettive anche molto intense. Si creano continuamente canali di comunicazione prima sconosciuti che facilitano l’entrata in relazione, strategie comunicative che unite alla condivisione degli obiettivi sportivi coi ragazzi disabili permette loro di apprezzare le ricchezze e le capacità che la diversità porta con sé.
Abbattere frontiere significa dare la possibilità a chiunque di vivere una vita degna di essere chiamata tale, attraverso le relazioni e la partecipazione, fondamentali per il benessere della persona, poiché il vero e unico ostacolo è il non crederci abbastanza.
Un grazie speciale a tutti i ragazzi della pagina facebook Basket Maniacs che, regalandoci uno spazio per diffondere questo movimento, dimostrano di crederci!!
“Se con una domanda si intende chiedere se prima o poi la persona raggiungerà i coetanei in abilità sociali, cognitive ed emozionali, la risposta è negativa, poiché non esistono vite uguali così come non esistono fiocchi di neve identici”
-Federica Guida-
Comments