Sicuramente hanno più hype le matricole che scorrazzano da una parte all’altra dal campo a frantumare record, ma oggi vogliamo dare spazio a chi la Storia l’ha fatta da una ventina di anni a questa parte.
Diamo spazio agli “anziani” del gruppo, che anche se stanno arrivando al capolinea della loro carriera agonistica proprio non ne vogliono sapere di tirarsi indietro, un po’ come Vince Carter, che oltre a prendersi le standing ovation in ogni arena, qualche settimana fa si è preso lo sfizio di essere top scorer (18) nella vittoria contro i Pistons e qualche sera dopo metterne 22 nella vittoria sui Cavs.
Ormai sulla strada per i 42 gioca circa 17 minuti a partita segnando 7 punti di media. Ha saltato solamente 3 partite in questa stagione e sicuramente si sta divertendo con i giovani e pimpanti Hawks.
Facciamo un giro a Ovest per poi tornare e concludere ad Est.
Qui troviamo due lunghi old school che stanno facendo molta fatica a trovare il campo da gioco, Pau Gasol e Dirk Nowitzki sono infatti vittime di svariati acciacchi che li costringono il più delle volte a rimanere in tuta.
Pau aveva iniziato discretamente bene questa stagione, prime 9 partite sui 18 minuti di media e numeri discreti, poi diversi problemi lo hanno tenuto fuori fino a una settimana fa, ci auguriamo che possa dare una mano ai gloriosi Spurs.
Discorso diverso per Dirk, che ha iniziato la stagione a metà dicembre, ma ormai superati i 40 riesce a giocare 10 minuti a partita con un brutto 30% dal campo.
Ci piace pensare che sia rimasto per trasmettere i segreti del suo successo al nuovo biondino in casa Mavs.
Due giocatori che hanno cambiato squadra, ma che sono riusciti ad adattarsi alle necessità, sono Tyson Chandler e Kyle Korver.
Il primo ha iniziato a Phoenix giocando circa 13 minuti a partita all’ombra di Ayton e poco utile alla causa, ma a metà novembre ecco la chiamata dei Lakers che devono assolutamente sistemare il pacchetto lunghi, Chandler si fa trovare pronto anche a stare in campo 30 minuti e a catturare valanghe di rimbalzi.
Korver inizia nella Cleveland post-Lebron (non il miglior posto per un veterano come lui in cerca delle ultime soddisfazioni), per poi accettare il ritorno a Utah, registra più di 20 minuti a gara viaggiando quasi sempre in doppia cifra con un nobile 42% dall’arco (superato Jason Terry nella classifica dei migliori tiratori da tre punti).
A Phoenix troviamo Jamal Crawford, l’eterno sesto uomo che nonostante le 38 primavere sente che ha ancora qualcosa da dare e il campo gli dà ragione, spesso in campo più di 25 minuti e ben 12 volte in doppia cifra.
Torniamo e concludiamo ad Est dove ci aspettano Tony Parker e Jose Calderon.
Niente da fare, giocatori in estinzione, playmaker europei, bianchi e QI alle stelle non se ne trovano più.
Tony gestisce la franchigia di MJ per 18 minuti a gara con circa 10 punti e 4 assist di media, ordine e sicurezza quando è in campo.
Calderon meno influente di Parker ma comunque dispensatore di esperienza.
Ed eccoci alla fine, the last dance. D-Wade inizia le partite prendendosi un tributo da ogni palazzetto che lo ospita, dopodiché gli regala l’ultima perla da ricordare.
I minuti sono 25, i punti sono 14, i rimbalzi sono 3.5 e gli assist sono 4. Gli anni sono 37. Probabilmente sarà All-Star anche quest’anno (all’ultimo scrutinio era la seconda guardia più votata ad Est).
-Fabio Montin-
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