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Il nostro MVP di gennaio Adrian Banks

Aggiornamento: 24 set 2019


“I started with one dream”...

Mi hanno chiesto di scrivere un articolo su Banks, eletto da noi Mvp di gennaio della Lba.

Certo, quale appassionato non conosce Adrian Banks? Facile, no?

Statistiche, numeri, impressioni sempre positive, insomma, giocando con il suo nome, puntare su Banks è come mettere i soldi in banca.

Ma dato che non mi accontento dei numeri, che tanto dicono ma poco leggono, ho cercato di capire che tipo di persona fosse Adrian.

Avevo dei punti fermi. Dovunque fosse andato, lasciava come un'ape regina, uno sciame di ammiratori.

Questo era il mio tarlo e su suggerimento di un amico di Basketmaniacs sono andato a sbirciare il suo sito.


“I started with one dream”

Ogni parola è scritta in una nuvola, lo sfondo è cielo e scorrendo il mouse, tanti omini con le casacche di diversi colori che ha indossato.

Mi soffermo sulla Home del sito, è calda, rilassante, onirica nel suo dare il benvenuto prima di incontrare i mille colori delle jersey.

Tutte le divise, in prima pagina...tutte, come omaggio e Rispetto per ciò che loro, evidentemente, nel bene e nel male, hanno dato alla sua vita.

Non mi servirebbe andare avanti, si sta bene qua, dentro ad un mondo che ha saputo creare con una semplice pagina web.

Rifletto, e mi perdo, in quel “I started with one dream”, passano i minuti, comincio da un'ammirazione per la pagina per perdermi in mie personali riflessioni.

Altri minuti passati, mi scuoto, leggo “music” e ne schiaccio il tasto.

Scorro nel sito mentre la musica del giovane Banks mi accompagna. Rap, più che Hip Hop, voglia di parlare più di che far ballare.

Il rap è nato nelle strade come mezzo di comunicazione, non è mai stato arte da cravatta e palati fini anche se, nelle sue ultime evoluzioni e trasformazioni sembra aver raggiunto questo traguardo.


Adrian invece, è nato a Memphis, la città di Elvis. E' nato li, il 9 febbraio del 1986.

Ha frequentato l'Università del Missisippi (Missisippi...ancora musica, questa volta blues...), per poi trasferirsi in Arkansas.

Dall' Arkansans al Belgio, è il 2008 e comincia l'avventura nel vecchio continente.

Ancora più vecchio, se inteso come presenza umana, il continente dove si trasferisce qualche anno dopo, dato che va in Medio Oriente, in quella striscia di terra che oggi chiamiamo Israele.

Lì, trova una dimensione che lo porta ad essere il miglior realizzatore della lega.

Soddisfazione, allori ed applausi. E nuovi contratti. O nuovi contatti?

A Netanya, Banks si spende a passare il tempo libero con i ragazzini, “Hoops for kids” non è solo il nome di un progetto ma del tempo passato a crescere insieme ai giovanissimi che tanto ti danno quanto ti prendono.

E non si parla di tempo, si parla di emozioni, di vita, in una situazione drammatica come quella che può essere quella delle terre ai confini del Mediterraneo per noi, al confine del Mondo per uno nato a Memphis.

In una recente intervista, Banks ha dichiarato che “ho pensato di utilizzare il basket come strumento di aggregazione oltre che come contenitore di valori sociali e morali per tutti quei bambini che vivono in difficoltà nelle città israeliane. Israele è un Paese che porto nel cuore e non solo perché ho conosciuto mia moglie. Potermi rendere utile rappresenta un motivo di grande gioia e soddisfazione in modo particolare quando riusciamo a strappare un sorriso a chi è meno fortunato di noi”.


La sua carriera continua e per nostra fortuna, Varese non rimane insensibile alle sue gesta di atleta e lo firma per la stagione 2012/2013. Con loro 28 partite e oltre 400 punti.

Tanta roba, in campo e fuori. A Varese giocherà ancora 23 partite, prima di passare ad Avellino (30 partite, 460 punti). Lo sport è questo, questioni di contratti e possibilità, perciò nuova migrazione, ancora più a sud, questa volta a Brindisi (29 partite, 551 punti).

Altro cambio ma non troppo con il ritorno in Israele, maglia Hapoel, quella della capitale, Tel Aviv. Altra bella figura (48, 503) prima di tornare sul suolo italiano, di nuovo a Brindisì.

Perchè chi lo trova, lo cerca e non vuole mollarlo. Chiediamo ai fan di Varese, di Avellino, di Brindisi. Chiediamo loro cosa pensano di Banks giocatore, di Banks uomo.

Chiediamo loro perchè, nonostante il tempo passi, loro continuino ad ammirare e seguire questo giocatore...”giocatore? No, noi continuiamo ad amare questa Persona”.

Effettivamente, raramente un giocatore comunque “vagamondo” come è stato fino ad ora, ha ottenuto tanto seguito anche ad anni di distanza.

Quando gli capita di tornare da avversario contro le sue precedenti squadre, è normale che il pubblico gli tributi un sincero e lungo applauso.

Vita da professionista e vita privata spesso si intersecano e solo se affronti entrambe con passione e rispetto, ottieni queste risposte dalla gente.

Forse, il segreto è in una frase che lui twitta qualche tempo fa “When things start going good for you, it's the perfect time to pray and work harder!”.


Non abbassare mai il tiro, cercare sempre di dare qualcosa in più e, se coach Vitucci a Brindisi comincia a trovare la quadra per far rendere i suoi giocatori, lui a gennaio legge questo momento e si erge a trascinatore della squadra ma senza voler apparire tale a tutti i costi. I numeri parlano da se, nel mese quattro partite e quattro vittorie, una delle quali contro la corazzata Milano.

Adrian in questo mese segna una media di 21,8 punti a partita, tirando da due con il 61,8% (vs Milano, 77,8%). Prende una media di 5,1 rimbalzi e distribuisce 4,5 assist.

A colpire non sono solo i numeri ma, soprattutto la regolarità.

Se la sua media punti è di 21,8, il suo high score è di 25 (vs Milano) e il punto più basso lo tocca con Pesaro, dove comunque segna 16 punti. Così anche per gli assist, dove due volte mette 4 passaggi decisivi a referto e due volte sono 5.


Non sono un caso queste prestazioni, sono frutto di una mentalità che lo porta a non risparmiarsi mai, sul campo e fuori.

Fuori dal campo si, ma non solo con azioni importanti come l'aiuto ai bambini, ma anche verso se stesso e la voglia di divertirsi e di rimanere ragazzino con la musica o anche, perchè no, con i videogiochi. Anche li non si arrende “I can't stop playing Fortnite, and I'm not even good at it!”, è davvero un fatto di mentalità.


“I started with a dream”, è stato il suo benvenuto ad inizio articolo, per chi si avvicina al suo mondo. E non si può non vedere il Sogno negli occhi che guardano i suoi due figli nelle numerose foto che posta, così come non si può non vedere il Sogno nei numerosi messaggi che coinvolgono la moglie. E non si può non vedere il Sogno nella creatività che lo porta a disegnare magliette, scrivere musica e a ridere e divertirsi sui social. E non si può non vedere il Sogno nelle parole dei tifosi che lo incontrano da avversario o nelle parole che lui scrive su Facebook dopo essere tornato a Varese quest'anno.

Sul suo account Twitter, la prima frase è “When I die, mention me like I'm still alive” e se proviamo a trasferire il concetto di “die” allo sport vedendolo come un cambio di casacca, abbiamo le prove che questa frase non sia un auspicio ma una certezza.

Banks, dovunque sia andato, non è mai partito davvero perchè, per la gente, lui è ancora li e sono pronti a riabbracciarlo in ogni momento.

“I started with a dream”...appunto, iniziato...ma noi siamo pronti e sicuri che saranno ancora molte le pagine da leggere su Adrian Banks.



photo source: newspam.it

- Luca Maestri -

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