“LoL nah you suck”
Stiamo parlando di uno che fa del trash talking un'arte e cominciare con questa frase, da lui riportata è d'obbligo. Ma le apparenze, spesso ingannano. Joel Embid, “the Process”, centro dominante sul campo e sui social, queste parole le ha sentite sulla sua pelle. Ma non sentite per caso, le ha sentite urlate dai suoi compagni, tra le risate generali e lui ne era il bersaglio. Aveva sedici anni, era alle High School, erano i primi allenamenti. Parlava poco l'ammericcano, l'esile Joel da poco trapiantato nella patria del basket da una nazione dove è il francese che si ascolta fin da piccino. Ma quelle parole le capiva benissimo o, forse, capiva benissimo il linguaggio universale della derisione. Tra la Florida ed il Camerun i paralleli di differenza sono pochi, ma effettivamente, sono letteralmente paralleli come Mondi se li guardiamo da un punto di vista sociale.
Occorre, prima di iniziare, fare un rewind e tornare al piccolo Embid
(schiacciamo il tasto rw...wait, please)...
...siamo a Yaundè, capitale del Cameroon e seconda città per importanza della nazione. La famiglia Embid non vive di stenti, il papà è ufficiale militare e ciò garantisce una certa stabilità economica. Mamma Embid ha la fissa della scuola e dei buoni progetti per il figlio. La città è una città africana con i suoi contrasti, ma comunque stabile, allegra e colorata. Il piccolo Joel cresce con il culto del calcio dato che dallo sport della pedata arrivano soddisfazioni nazionali. Lui, che forse come carattere (ma possiamo intuirlo) tanto dimesso non è, cerca mille espedienti per evadere la rigidità materna e correre nei campi da football, anteponendo il piacere al dovere. Per la sua mamma, il mantra era “ école école école”. Compiti fino a tardi, tutto il resto sciocchezze che portavano via tempo. E Joel cominciava a sviluppare un'indole ribelle ma rispettosa, nel senso che “ti dico ok ma se posso ti frego”. Oltre al calcio, anche un altro sport stuzzicava la fantasia del piccolo ed era il basket...ma, maledetto fuso orario, vuoi che si potesse mai vedere una partita d'oltreoceano? Assolutamente no, “ecole ecole ecole”. Erano i tempi delle magie di Kobe e lui, lungagnone di Yaoundè, aveva l'altezza, la curiosità ma non poteva andare oltre. Qualche immagine riusciva a rubarla, tra un compito ed una corsa per non farsi beccare dalla madre che tornava a casa. Ed un pensiero “ I just wanna do that” . Siamo nel 1999 (Embid è nato il 16 marzo del 1994), è estate e come sovente succede, le “eccellenze” di una disciplina organizzano camp per diffondere la propria passione. In Camerun, per il basket, tocca a Luc Mbah a Moute organizzare questo evento. Invita, tra i tanti volontari, anche il nostro Embid che, a parte schiacciare, non è che sappia fare molto altro. Luc, che l'Nba l'ha conosciuta, capisce che quel grezzo materiale che appare informe è tutto da scolpire e convince Joel e la sua famiglia a farlo iscrivere alla prestigiosa Montverde High School.
(torniamo all'inizio, tasto ff, wait please)
“Damn guys, come on, let's just trust the process here”
ma niente, nessuno credeva nel Processo e nella sua stanza rimbombavano echi di risate. “What am I even doing here? I can't play. I'm going home”
Questi pensieri però, li sviluppava in francese dato che della lingua Usa conosceva poche parole...imparate alla meno peggio da canzoni hip hop. Addirittura, tra i vari processi mentali che lo sconforto innescano, dopo vari dinieghi al tornarsene a casa da parte di coach e staff in genere, comincia a pensare che, alla peggio, starà li, si prenderà il diploma e sua madre sarà contenta. La differenza, a parità di talenti, spesso lo fa l'orgoglio. L'esile ma lungo Joel, non si può dire che sia un dimesso e nella solitudine della sua stanza, cerca nelle umiliazioni subite il riscatto. La banda veloce e gratuita lo aiuta e le proprie intuizioni anche, così come lo aiuta la determinazione a riscattarsi. Trova, dopo tanto pellegrinare inutile tra video autocelebrativi, l'energia giusta dagli “white people shooting 3 pointers” ed ecco, a suo dire, la meccanica di tiro degli “uomini bianchi” che è quella che serve a lui per migliorare. Comincia sessioni di allenamento intense, spesso in uno vs uno anche solo per il tiro, prende coraggio, ha voglia di riscatto. Chiude così, dopo tanti allenamenti e sforzi, la sua carriera in high school: 13 punti, 9,7 rimbalzi e 1,9 stoppate di media. Gli echi delle risate, sono lontani. Il Kansas lo accoglie con la sua università, un anno e 11,2 punti, 8,1 rimbalzi e 2,4 stoppate ed è già tempo di draft. Siamo nel 2014. Embid si dichiara eleggibile. La città dell'Amore fraterno, in crisi di risultati, demotivata e sempre più fredda nei confronti del basket, lo sceglie come terza scelta assoluta. Il destino è balordo e se mette assieme una città disillusa e un talentuoso ragazzo determinato, vuole che il “matrimonio” sia totale e convinto, non per possibilità ma per scelta. Così, il Destino Balordo, spacca Embid. Scelto nel 2014, farà il suo esordio solo nell'ottobre del 2016. Ma Joel, che nel frattempo ha imparato a parlare anche in inglese (anzi, in americano), trova il modo di far passare il tempo grazie a twitter e ai social in genere. Siamo al 26 ottobre ed arriva il giorno dell'esordio, che ci si auspica, sia morigerato nelle intenzioni e nei minuti. Embid segna 20 punti, prende 7 rimbalzi e da due stoppate. L'annoiato e disilluso pubblico di Phila comincia a destarsi. Nella stagione giocherà 31 partite per 786 minuti, segnando 627 punti. Tirerà con 46,6% ed il 36,7 da tre ( white people shooting 3 pointers) e catturerà 243 rimbalzi smazzando 66 assist...niente male se consideriamo l'inattività ed un nuovo infortunio al ginocchio. Soprattutto, porterà nuovo entusiasmo alla depressa gente di Phila che comincerà a paragonare le sue statistiche da Rookie con quelle di un altro rookie che le ha avute simili, un certo Wilt Chamberlain. L'anno successivo è quello della stagione che precede la corrente. Lui e Simmons fanno sognare i 76ers, la squadra diverte, si torna ai playoff che vivono da protagonisti. Philadelphia è tornata ad essere colma di entusiasmo e Joel ne è protagonista. Dentro il campo, come tutti possiamo vedere ma anche fuori dal campo. Se è vero che Embid è arrivato negli Usa senza conoscere la lingua, è altrettanto vero che, una volta imparata, non ha più smesso di usarla.Twitter ne è la conferma. Ribelle da piccolo, cercando sotterfugi per poter giocare di nascosto dalla mamma, senza peli sulla lingua da adulto. Epica rimane il suo tentativo di intortarsi Rihanna, postando dei meme di lei che erano ovunque lui fosse. Rihanna che rispose (sembra, poi le voci si sono accavallate ma questa è la più credibile) che quando sarebbe diventato un “all star game” ci avrebbe pensato. Ovviamente, Embid, diventò un ASG ma, a quel punto, fu lui a dire che “mi ha rifiutato ai tempi, non mi interessa più, ce ne sono tante ...”. Tralasciando i vari tweet o post di vita vissuta al di fuori del basket o di post inerenti al basket che hanno infiammato i tifosi di Phila, con lui colti da nuovo, giustificato, entusiasmo, pensiamo sia significativo dare menzione ad alcuni post che rappresentano l'Embid pensiero. “I love when Kids dream Big”...bellissima frase, di alto spessore etico e morale. Questa di Joel era riferita ad un disegno di Ayton che aveva pensato per una nota marca di figurine italiana. Nel disegno, Ayton, schiacciava letteralmente in testa ad Embid. Oppure, in un twett del 5 agosto di questo anno “ What a blessing!!! Started playing basketball in 2011 and it was here in South Africa that i got a once in a lifetime opportunity. Here i am lucky enough to represent Cameroon and the whole continent Africa”. Perchè Joel è una Bestia sul campo, un fenomeno social fuori, un aizzatore di entusiasmi ed un polemico senza filtri ma anche un ragazzo che ha Cuore e che, anche se sembra un giovane superficiale che vuole solo divertirsi ed essere protagonista, in realtà non dimentica mai le sue radici...e le sue radici sono Yaundè, una metropoli con problemi, ma allegra, colorata e con voglia di far festa...proprio come il nostro Embid.
Ah...vero, Embid è il nostro MVP del mese di novembre ma, di tecnica e statistiche, non ne abbiamo parlato. Come non abbiamo parlato delle sue perplessità dopo l'arrivo di Butler...ma questo è dicembre. Giusto per dare due cifre, a novembre Embid ha giocato 16 partite, collezionando 15 doppie doppie, facendo 434 punti (27,12 mptp) con una media di 16,31 rimbalzi. Aggiunge quasi due stoppate di media a partita (1,93).
Ma queste fantastiche cifre, cosa sarebbero state se, il giovane Embid, sentendo “nah you suck” si fosse arreso e demotivato? Sarebbero state fantasie, rese invece realtà da quello che lo stesso Joel, in un'intervista sulla sua vita dichiara: “ it's a movie ”.
-Luca Maestri-
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