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L’esordio del Re - Pregi e difetti

La gara con i Blazers ha sancito il quarto esordio in un team diverso dall’anno precedente di Lebron James. Tre sconfitte consecutive che sono diventate quattro con questa notte.Lebron in conferenza stampa nel Media Day aveva parlato di un sistema diverso, simile a quello dei suoi Heat, dove la difesa e il contropiede avrebbero fatto la voce grossa, piuttosto che il one man show messo in scena a Cleveland. Di contro Walton aveva aggiustato il tiro dicendo che si la corsa era da considerare uno dei cardini del sistema, ma che il “pace” ( la quantita’ di possessi in una partita) doveva essere sempre alto. Correre per far dettare l’attacco a due maestri del playmaking come Lonzo e Rondo. Due sistemi apparentemente simili, ma terribilmente diversi. Lebron è sempre stato abituato a giocare da facilitatore, quello che palla in mano mette in ritmo i compagni e poi alla fine si prende le sue responsabilità. Vedendo la prima uscita invece si è notato un sistema che lo porta molto spesso lontano dalla palla, gioca molto da bloccante e spesso taglia a canestro dove se prende velocità è immarcabile. La sua maggiore efficacia rimane sempre la penetrazione sia in ricezione dinamica che dal palleggio, quando attacca il ferro con aggressività diventa un treno inarrestabile e non ci sono soluzioni ad oggi nel panorama NBA, ma siamo sicuri sia la scelta giusta?

E’ vero giocando lontano dal pallone si spendono meno energie, ma è anche possibile che si esca prematuramente dalla partita. Lebron non è abituato a stare soprattutto nel finale a guardare altri che giocano , è sempre stato il catalizzatore di tutto, mentre a Portland il suo ruolo nei minuti finali è stato marginale, da comprimario, come non se fosse il più forte giocatore del pianeta. Ci saremmo aspettati di più, un “ok bene ora datela a me che ci penso io”, invece niente. Quello che sorprende è l’atteggiamento molto tranquillo quasi rassegnato alla sconfitta. Rondo è un leader, ma non esiste che nel finale sia lui a giocare i palloni decisivi, anche perché non ha le caratteristiche offensive per determinare una vittoria. Avremmo voluto vedere un Lebron a quel punto più cattivo, che volesse vincerla lui, anche forzando dei tiri, ma così non è andata. Non drammatizziamo non è successo niente, una sconfitta non fa primavera ( semi cit.) . Ci vuole equilibrio, non bisogna prendere per oro colato quello che è successo al Moda Center, ma un piccolo campanello di allarme potrebbe suonare se anche nelle prossime uscite nel finale non fosse protagonista. Siamo sicuri che lo sarà e che farà vedere tutto il suo valore, iniziando dalla gara contro i Rockets. La prima a casa sua, la nuova casa, dove non può giocarle a marce ridotte, sarà di nuovo Showtime?


Photo Source: sportingnews.com


-Roberto Rossi admin di Lakers-life-

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