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L'importanza di essere campioni del mondo: intervista a coach Angela Adamoli

Aggiornamento: 10 lug 2018

Non è passato neanche un mese da quando abbiamo potuto gioire nel vedere l'Italia, finalmente, non solo sul tetto del mondo, ma nella disciplina che più amiamo, quella del basket. A compiere l'impresa, le ragazze del 3vs3, a Manila. In campo, Ciavarella Giulia, D'Alie Raelin Marie, Filippi Marcella e Rulli Giulia. A guidarle, Angela Adamoli, una coach dal ricco palmares che non si accontenta di ciò che ha ottenuto. E Angela, ci ha concesso di scambiare due chiacchiere con lei. Prima l'abbiamo apprezzata a bordo campo, ora possiamo apprezzarla come persona, sincera, determinata ma anche una sognatrice che, attenzione, i sogni non si limita a guardarli passare, ma li prende di forza e li porta con se fino a realizzarli.

Come inizio, per noi Maniacs della pallacanestro, non potevamo che partire con una domanda apparentemente banale.


Angela...partiamo da una domanda base: cosa è per te il basket?


“Il basket per me è il filo conduttore di tutta la mia vita, di tutte le mie esperienze. Ho cominciato a giocare a nove anni, quindi tutto è stato condizionato dal basket, perciò ne è il filo conduttore, è la ninfa che scorre nel mio corpo. Sembrano frasi fatte ma la pallacanestro è il sangue che scorre nelle vene e che fa muovere tutto, tutto quello che sono io e che è intorno a me”


Rimaniamo affascinati dal tono rilassato con cui esprime le sue sensazioni. Si capisce che dietro a questa umiltà, c'è una persona vera, sincera che proviamo a conoscere un po' meglio.

Quali sono le tue passioni oltre il basket?


“le mie passioni...sono sicuramente un'appassionata di sport e mi piace lo sport in tutte le sue forme. Sono una calciofila e vado allo stadio a vedere le partite ma seguo qualsiasi evento. Adoro l'atletica leggera perchè è lo Sport Assoluto. Ritengo lo Sport una cosa sana...sana! (accentua e ribadisce, ndr) e per questo è la mia passione più grande. Mi piace anche leggere e, quando ho tempo lo faccio volentieri. Mi piacciono i gialli, le letture che ti fanno pensare e riflettere e anche la filosofia.”


Hai viaggiato molto, in quale posto hai lasciato “un pezzo di te”?


“amo viaggiare perciò i posti dove ho lasciato un pezzo di me sono tanti. A me già l'idea che ci sono tutte queste persone nel mondo che, mentre tu stai facendo una cosa ne stanno facendo altre infinite, è una cosa che mi mette la curiosità di andarle a vedere, conoscere, capire cosa fanno. Ho apprezzato tutto, tutto quello che ho visto, anche se devo dire che la sensazione più forte me l'ha data Gerusalemme. Li veramente ho avuto una sensazione stranissima, chissà, forse un po' di suggestione ma non penso. E' stato un viaggio veramente forte, intenso. Ho lasciato comunque un po' di me nelle città dove ho giocato, anche se sicuramente Messina...”


Torniamo alla palla a spicchi: hai detto che la tua guida è Becky Hammon. In cosa e perchè la vedi come tale?


“Becky Hammon più che una guida è un esempio. E' un esempio per tutte le donne che si affacciano a questo mondo, il mondo del basket, con la determinazione, con la serietà, la professionalità e la conoscenza di questo sport. Si è fatta strada in un mondo prettamente ed esclusivamente maschile e quindi...se c'è riuscita lei perchè non ci devono riuscire altre donne come me, o meglio di me ma con la stessa (ribadisce scandendo bene le qualità) determinazione, serietà, professionalità e conoscenza dell'argomento”


Indubbiamente, la Hammon può giustamente essere considerata da esempio per Angela. Ma, il palmares di Angela può portarla ad essere a sua volta da esempio. Argento da giocatrice agli europei, Oro con Malta agli Small Coutries E.C., ed ora, vittoria ai Modiali 3 vs 3. C'è un filo che lega tutte queste serie di vittorie?


“ il filo conduttore è la determinazione, la determinazione e la voglia di fare sacrifici. Qualche volta sono sacrifici molto importanti ma servono per raggiungere degli obbiettivi. Penso che in uno sport di squadra la parola più importante da condividere sia rispetto. Quando c'è rispetto degli altri, rispetto dei ruoli, rispetto di ogni individualità e personalità e partendo del rispetto dell'uno per gli altri e degli altri per l'uno, secondo me si possono raggiungere delle vette altissime”


E se lo dice lei, plurimedagliata, non possiamo che crederle, passando tra l'altro dalla pallacanestro classica al 3vs3. Quali sono le principali peculiarità del basket 3vs3 rispetto al tradizionale 5vs5? E per il coaching style?


“il 3vs3 è definito un “ten minutes sprint” ovvero un sprint di dieci minuti, il che diventa un paradosso dato che uno sprint va dagli otto ai dodici secondi. Si può capire bene che dieci minuti è una cosa incredibile, si giocano dieci minuti in apnea. Il tre contro tre è adrenalina pura, tutto e subito, bisogna entrare subito in partita, non si può aspettare di prendere le misure, bisogna fare ogni gesto tecnico alla massima intensità e senza la presenza dell'ossigeno”


A noi, a Manila, in apnea parevano più le avversarie che voi, dato che giocavate dando l'impressione dell'uno per tutti, tutti per uno; eppure siete partite con un gruppo nuovo, anche se sembravate assieme da sempre...come si costruisce questa coesione?


“torniamo al mio ruolo da allenatore. La squadra del 3vs3 deve essere costruita in modo molto accurato, attenti ai dettagli e deve essere un puzzle perfetto. Le quattro giocatrici, per come la vedo io, sono le tessere di questo puzzle e devono essere dei pezzi singoli, diversi, ma combaciare tra loro in modo perfetto. Il gruppo era nuovo, Marcella e Raelin reduci dall'esperienza dell'anno scorso, Giulia Rulli e Giulia Ciavarella inserite quest'anno ma giocatrici che io conosco da tanto tanto tempo”


Il puzzle perfetto, evidentemente, l'avete costruito dato che sono state sconfitte Usa, Cina e Russia, nazionali apparentemente più quotate della nostra, passando dal 5°posto dello scorso mondiale alla vittoria di quest'anno. Quale è stato il vostro segreto?


“beh, il segreto è stata questa coesione, questo gruppo veramente importante tra giocatrici e staff . Perchè oltre alle giocatrici, oltre a me, c'è la preparatrice fisica, il medico, il fisioterapista, la responsabile, l'accompagnatrice...diciamo che eravamo un gruppo che veramente stava bene insieme. Ma stavamo bene anche l'anno scorso e quel quinto posto ci ha un po' bruciato. Abbiamo fatto degli errori dei quali siamo sempre stati consapevoli e quest'anno abbiamo cercato di non ripetere quegli stessi errori. Magari ne abbiamo commessi altri, però l'obbiettivo era non commettere gli sbagli della precedente edizione”


Sarà...di nuovi errori ne saranno stati fatti, ma non sta a noi trovarli. A noi rimangono invece i momenti della vittoria...mancano tre secondi alla fine della finale, siamo in netto vantaggio...due secondi...un secondo...finita!

Racconta, a noi normali creature, cosa si prova/pensa in quel momento.


“ Allora, devo dire che la semifinale con la Cina, è stata la più difficile in assoluto perchè erano veramente forti, forti fisicamente. Avevano una giocatrice la sotto grande, grossa e veloce. Quel buzzer beaters di Marcella ci ha fatto andare il cuore a mille. Con la Russia è sembrato tutto facile, io non lo so perchè ma c'era questa sensazione che non lo so, è sembrato veramente tutto facile, era un continuo cuore che bum bum bum. Ma, quando è finito il tempo, in un attimo ho visto passare tanti flash, tante scene, tanti sacrifici, tante cose belle...in un attimo...”


E devono essere momenti davvero particolari che forse è anche inutile cercare di capire. Forse solo chi li vive in prima persona percepisce la grandezza dell'Emozione, ma, come si può, poi...descriverla? Angela però riesce però a descrivere bene il suo rapporto con i Sogni che ognuno di noi ha, e che, soprattutto, come lei li aveva, ora altre ragazzine hanno.

Angela, cosa consiglieresti alle ragazze che vogliono intraprendere un percorso come il tuo? Quali sono le maggiori difficoltà che una donna incontra nel percorso sportivo?


“quello che consiglierei è di avere tenacia, di avere dei sogni e di non pensare mai che i sogni siano troppo grandi da raggiungere. I sogni si chiamano così e bisogna sognare sempre in grande. Quando siamo partite per Manila io volevo vincere la medaglia d'oro perchè la realtà mi diceva che in quel momento avevo le possibilità per farlo e perchè, Io devo sognare di arrivare tra le prime quattro se posso sognare di arrivare prima? Bisogna Sognare ed essere determinati nel raggiungere i propri Sogni, mai farsi convincere dagli altri che tanto non ce la farai. Ci sono queste frasi che girano ma se non credi in te stessa, nessuno lo farà per te”


Qualche domanda fa parlava di determinazione. Con l'ultima risposta ha fatto capire cosa vuol dire per lei essere determinati. E' stata così chiara che ci avrebbe fatto venire voglia di abbandonare la redazione ed inseguire i nostri sogni se, non fosse che per noi, già lo scrivere e l'intervistare i protagonisti della nostra passione è un nostro desiderio. Perciò restiamo qui e continuiamo con le nostre domande.

Sei riuscita a raggiungere alte vette agonistiche, sia come giocatrice che come coach, cosa ti ha permesso di realizzarti? Quali altri obbiettivi hai? Con cosa ci stupirai ancora?


“Appunto, ciò che dicevo, ciò che mi ha permesso di realizzare tanti sogni, è sicuramente un carattere forte e determinato ma soprattutto, è stata la famiglia che mi ha sostenuto ed appoggiato in tutto per tutto. E dopo mio marito, che ha continuato a sostenermi, ad appoggiarmi, a permettermi di fare quello che mi piace, di seguire le mie passioni. Quindi, quando parlo delle persone che sostengono, nel mio piccolo e nella mia testa, ci sono la mia famiglia e mio marito perchè, veramente, non è mai stato semplice stare vicino a me”


L'argomento dei sogni, ci ha colpito. E continuiamo su questa strada...

tra due anni le Olimpiadi, se è troppo presto per pensarci, non lo è per Sognare, vero?


“Appunto, Tokyo...le Olimpiadi non sono lontane, sono dietro l'angolo e c'è tutto il lavoro da fare per il grandissimo obbiettivo delle Olimpiadi, il sogno di una vita...Tokyo, il sogno di una vita. Per un motivo o per un altro, che non è questa la sede ed il momento, ho saltato Atlanta 96 e devo dire che è ancora una ferita molto aperta. Li le avrei fatta da giocatrice e adesso l'obbiettivo (sospiro, ndr) è Tokyo 2020, quelle Olimpiadi li!


E la chiudiamo così, questa chiaccherata. Perchè Angela non si ferma mai sugli allori e non le rubiamo altro tempo prezioso. Anche se avremmo voluto, perchè è stato un incontro davvero piacevole. Ci aspettavamo un coach, abbiamo trovato una Persona, mai banale, viva ed entusiasta. Ed abbiamo capito perchè nella vita si è tolta parecchie soddisfazioni. Chissà che, in futuro, ci sia il modo di fare altre due chiacchere, magari dopo le Olimpiadi perchè, come lei ci ha insegnato, anche noi ora puntiamo in alto.



-Basket Maniacs-

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