E' di questi giorni l'appello del presidente Forni affinchè, per il match di sabato 8 dicembre, la Torino del basket si ricompatti per interrompere la terribile striscia di dieci sconfitte consecutive tra coppa e campionato. A ricompattarsi devono essere i tifosi più accaniti, gli appassionati, i media e i giocatori. Soprattutto i giocatori che, in fondo, sono loro a scendere in campo. Giocatori mai arrivati, giocatori presi in corsa, giocatori cacciati dal coach, infortuni a raffica in una girandola dove, scherzosamente ma non troppo, qualcuno ha detto che negli spogliatoi servirebbero più i tornelli che le porte. Tutto ciò nell'anno in cui l'Auxilium vive sotto i riflettori di un'attenzione mediatica senza precedenti, dato che tv e riviste d'oltreoceano parlano sovente della situazione sotto la Mole. La situazione è drammatica, non per i risultati ma per ciò che si è visto in campo. Dato che la girandola di giocatori è stata estenuante e frenetica, senza entrare troppo nel dettaglio o in tecnicismi, proviamo a fare un punto di una situazione talmente psichedelica che avrebbe avuto una sua logica comprensibile solo se affrontata in alcuni ambienti degli anni settanta. Facciamo un piccolo salto indietro, a luglio, quando viene annunciato Larry Brown come head coach della squadra. Da quel momento la sua agenda si apre e partono mille telefonate affinchè possa costruire una squadra a sua misura, novità assoluta nella capitale sabauda dove i problemi di ingerenza nello spogliatoio erano all'ordine del giorno. Firmano per Torino il suo luogotenente Delfino (fermo praticamente da due anni ma con passaporto italiano), Royce White (smisurato talento bloccato da importanti problemi di crisi di panico), McAdoo (ex GSW), Cotton (con esperienza europea ma fermo da un anno per infortunio al polso), Stojanovic ed i rookies Carr, Try Holder e Morris. Inoltre arrivano a rimpinguare il parco italiani Cusin e i giovani Guaiana e Anumba. Rimangono dall'anno passato capitan Poeta e Okeke, giovane prospetto italiano già considerato draftabile ma fermo ai box da gennaio per problemi, sembra, di aritmia ed in attesa dell'ok dalla medicina sportiva. In città il fermento è palpabile, così come le perplessità rispetto ad un coach vicino agli ottant'anni e senza esperienza europea ( a questo riguardo ne parlammo in un precedente articolo). Neanche il tempo di radunarsi e Morris esercita l'escape e firma con i Bucks mentre White, pur lottando contro se stesso come un leone, non riesce a partire e Torino è costretta a rescindere. Nel frattempo Brown viene sottoposto ad un intervento che lo porterà in Europa solo a fine agosto. Durante la preparazione Holder si infortuna alla spalla e dovrà essere operato e potrà tornare sono con il nuovo anno. McAdoo si scaviglia, Cusin si blocca e Stojanovic viene letteralmente cacciato dall'allenatore e non vedrà mai più i suoi nuovi compagni. La dirigenza corre ai ripari e giungono nel capoluogo piemontese Rudd, Taylor T. e Wilson, vecchia conoscenza dei tifosi gialloblù che non vedono l'ora di riabbracciarlo ma che devono aspettare che il figlio nasca e ciò avverrà solo oltre la metà di settembre. La stagione è alle porte e si comincia con la Supercoppa. Buona la prima ed è finale, nonostante i tre nuovi giunti siano da pochi giorni aggregati alla squadra. Al momento Torino utilizzerà sei degli otto visti disponibili, che sono quelli di Carr, McAdoo, Taylor, Rudd, Wilson e Cotton, risparmiandone uno per il rientro del giovane Holder appena avrà terminato con le sue pene ed uno per eventuali cambi in corsa. Intanto l'Auxilium lotta e perde in finale con Milano, viene sconfitta ai supplementari a Francoforte e perde di uno contro Venezia. Coach Brown prende di nuovo il volo per Dallas, per tornare alle cure post intervento e starà vie parecchie settimane rimanendo in contatto con la squadra tramite whatsapp. Intanto, il vice Galbiati porta a casa due vittorie, nonostante l'infermeria si ripopoli di cestisti acciaccati (Delfino, Cusin, di nuovo McAdoo, oltre ai lungodegenti Holder ed Okeke). Contravvenendo alle direttive dell'head coach, la squadra aumenta esponenzialmente il numero di tiri da tre, gioco al quale Brown prova una forte idiosincrasia e sopperisce alla scarsa amalgama ed organizzazione soprattutto con la voglia, trascinati da Poeta ma anche dalla sorpresa Carr. Poeta stesso, in un'intervista dice che quando i momenti diventano frenetici, è l'istinto a prevalere e a far vincere le partite, rispondendo in qualche modo ai numerosi (rispetto alle partite con Brown in panchina) tentativi da dietro l'arco. La squadra intanto, tra il ritorno del tecnico dagli States e nuovi infortuni (Cotton e Taylor), comincia ad entrare in una spirale di demotivazione che si palesa in prestazioni sempre più abuliche. Rudd è una caricatura di un giocatore di basket, si palleggia sui piedi, si fa stoppare più volte anche sui tiri da tre e tenta improbabili schiacciate partendo dalla lunetta come fosse MJ. Risulta impensabile che un giocatore del genere sia stato fino all'anno passato in Eurolega. Wilson non è neanche uno sbiadito ricordo del giocatore visto a Torino due anni fa, ma un'ombra di se stesso, intimidito e spaesato. Carr involve anche lui, perde di iniziativa, diventa impreciso e a tratti irritante. Intanto arrivano Portannese e Jaiteh (francese) a rimpinguare la panchina che perde anche Guaiana per varicella. A provare a resistere a questo collasso di squadra rimangono il solito Poeta, Cusin e Delfino che, pur avendo oltre cent'anni in tre, danno l'anima evitando clamorose imbarcate. Arriva anche Dallas Moore e si presenta facendo lustrare gli occhi ai mortificati tifosi gialloblù. E' l'ultima partita prima della pausa, Moore suona la carica portando nuovo brio nelle disilluse fila torinesi ma, nel momento clou della partita, scompare inghiottito dalla panchina, così come sovente succede a chi, in un determinato momento sembra on fire. I tifosi gialloblù sono ormai esasperati da questi atteggiamenti da giocatori bastonati e, nell'ultima casalinga, parte qualche coro in primis ai giocatori americani e al loro scarso impegno. Ne segue un battibecco con lo scatenato padre di Carr, i giornali ne montano su una faccenda da contestazione furiosa, complice anche uno scherzo mal riuscito tra amici che manda in ospedale uno di loro e che diventa invece vittima dei feroci ultras. Il vaso è ormai colmo, si mette in discussione tutto e tutti, su i social e sui giornali è un fiorire di ipotesi ed accuse. Sono sotto accusa Rudd, Wilson, i Forni ed il coach ed, in questo marasma è impossibile trovare un vero colpevole ma ognuno rimane della sua idea. Voci interne, importanti ma pur sempre voci non verificate, parlano di una squadra che gioca contro Brown e che vorrebbe un suo allontanamento. Lo stesso Brown sarebbe stato causa, con atteggiamenti pesantemente denigratori e al limite del mobbing, dell'involuzione di Rudd e Wilson, mentre si soffermerebbe troppo sui dettagli con Carr, imbrigliandolo. Sempre voci riportano di pochi allenamenti sul campo e tanti clinic e video, di scarso interesse del coach verso gli avversari che sarebbero affrontati come perfetti sconosciuti. Come detto, si è ad un punto dove è difficile verificare l'attendibilità di queste situazioni, se non che vedendo alcune espressioni in campo, la tentazione di crederci è forte. Come forte è stata anche la tentazione di trovare una soluzione che allontanasse Larry da Torino, dato che un esonero sarebbe altamente sconsigliato vista il carisma della figura in questione. Ma Brown non è uno che molla, uno a cui piace perdere. Da Dallas, dove è stato nuovamente in questi quattro giorni, sempre per dare una controllata post operatoria, ha chiamato uno per uno tutti i giocatori, avendo con loro un confronto chiarificatore e si dice pronto ad iniziare veramente il campionato, con un Hobson in più, un player di trentuno anni, dalla carriera mai luminescente e con paventati problemi all'anca che non gli avrebbero permesso di passare le visite mediche se non fosse stato per certificati di medici esterni a Torino. Un giocatore fortemente voluto dal coach e che si mangia l'ultimo visto disponibile, con tanto di arrivederci ad Holder alla prossima stagione. Sabato al PalaVela gli occhi saranno tutti puntati sulla squadra e sul suo atteggiamento, che intanto ha raddoppiato le sessioni di allenamento mentre Rudd e Taylor sembrano prossimi al taglio ed i tifosi organizzati pensano se e come sostenere la squadra dopo essere stati chiamati in causa da quel presidente che hanno si criticato, ma anche sempre difeso e che, probabilmente in un momento di tensione, li ha accusati. La piazza è scettica ma siamo i sicuri che, i tifosi dell'Auxilium, saranno pronti a stringersi attorno alla squadra se vedranno i giocatori ed il coach con la giusta voglia per quella che il Presidente ha definito la madre di tutte le partite.
-Luca Maestri-
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