“ Hai mosso?”
“si..ho mosso la Regina qui”, indicando la Regina sulla scacchiera
un piccolo ghigno sul viso di chi si appresta a muovere. La mano prende un semplice alfiere che da più o meno lontano, attraversa la scacchiera e va a mangiare la Regina.
Gli occhi di chi aveva mosso la Regina si socchiudono e la testa si inclina all'indietro.”nooo...”sussurra “ho fatto una mossa alla McGee” e con una risata la partita continua.
Perchè ci sono persone che si cuciono addosso, volenti o nolenti, un'etichetta. Sono persone che a questa etichetta devono una notorietà alla quale avrebbero fatto volentieri a meno. Una di queste persone è JaVale McGee. Ma, a parte, quella buffa identità di non giocatore a cui spesso lo associamo, chi è questo JaValone e, soprattutto, perchè lui può fregiarsi dei due anelli che, per noi appassionati di basket, valgono più di quello della saga di Tolkien?
JaValone nasce, nel freddo gennaio dell'ottantotto, nel Michigan. Figlio di una famiglia di cestisti, diventerà un ragazzone di 213 cm dall'apertura alare degna delle più nobili aquile.
Da quando viene stimata questa misura, ovvero quella dell'altezza a braccia tese verso l'alto, lui è il quarto giocatore di sempre, dietro all'imponente Gobert.
Dopo essere uscito dal college del Nevada, viene scelto come n°18 al draft del 2008.
Da li, comincerà una carriera che lo porterà dalla Capitale a Denver, passando (ma realmente passando, come posso fare io quando da Torino a Roma mi fermo un'attimo a Genova) a Philadelphia per arrivare a Dallas.
Il culmine della sua carriera, lo deve suo malgrado, ad un ex giocatore...giocatore...ad un ex Istituzione, a Shaquille O'Neal che, nel suo show lo fa diventare l'immancabile protagonista. Sono tanti gli errori che capitano durante una partita, durante una stagione...ma quelli di Javalone sono troppo spesso eclatanti.
E, ogni volta, durante la top five di Shaqtin 'a Fool, lui, McGee è sempre presente, annunciato da un “Jaaavaaal MeeeecGeeee” che rimbomba nello studio accompagnato dal coro del pubblico. JaVale diventa, addirittura, “Tragic Bronson”, facendo il verso al onomatopeico Magic Johnson. Certo, un accanimento, si può pensare. Certo, obbietta qualcuno, anche solo l'andare al cubo dei cambi con ancora i pantaloni della tuta, non aiuta.
Ma non solo...JaVale ha delle doti, oltre l'altezza.
E' agile, per la sua stazza, ha un buon palleggio, per il suo ruolo e questa consapevolezza, lo porta delle volte a perdere aderenza con la realtà e a strafare, provocando azioni bizzarre dove la palla (o l'equilibrio) viene persa in modi davvero buffi.
Questa notorietà acquisita durante lo show lo porta, ad un certo punto, ad esasperarsi e ad avere con lo stesso Shaq uno scambio di opinioni feroce dove i due non se le mandano a dire ed, usando uno slang per noi da film da ghetto stile bronx e si affrontano via Twitter.
Addirittura la madre di JaVale entra nella discussione affermando che quello di Shaquille è il primo caso di “oppressione di un nero con nero”.
Ma “lo strano caso di JaVale” continua.
Approda nella baia, nel 2016, in quella che è un dream team per tutto l'emisfero. E, tutto l'emisfero si chiede, “che c***o ci sta a fare quello li, li? E' così, tra un matrimonio con la bella Gisella Ramirez ed un “welcome” alla figlia Genevieve, arriva il primo anello.
Ma, se strano era sembrato il primo caso, il secondo, quello più recente, almeno a noi, sembra ancora più strano. McGee gioca in regoular season con una media di 9,5 minuti, con 4,8 pt, tirando con il 62% e prendendo 2.6 rimbalzi. Ma, intervistato più volte, coach Kerr sembra mai dubitare del JaValone.
Però, al di la delle parole, nella finale di conference contro Houston, Javalone tocca il campo in una sola occasione, per tre minuti, in pieno garbage time.
Non abbastanza per dimostrare la fiducia che il coach ha in lui.
Poi arrivano le Finals...tu punti la sveglia in piena notte, accendi la tv e...si, la sua fascia gialla e le sue lunghe leve sono li, nello starting five, sia in gara 3 che in gara 4.
Ti stropicci gli occhi, te li sciacqui, ma lui è ancora li , giocando in entrambe le gare un totale di 32 minuti con un 11/13 al tiro e 5 rimbalzi...ma, ciò che più conta, è che, mentre le difese correvano ad impegnare Kd o il 30, lui era, “maicagato”,a tagliare da solo vicino al canestro e pronto ad andare a schiacciare.
Oppure, mentre gli altri attaccavano, lui riempiva l'area con le sue lunghe leve e, difendeva bene, così bene che delle volte si faceva prendere la mano e provava anche a rubare palla a King James che, ahilui, per quell'ardire, lo saltava con la stessa difficoltà di come io bevo un bicchiere di birra ed andava a canestro.
Perchè, alla fine, McGee è questo...è un giocatore che, se non lo conosci, poco ti aspetti ma che, invece, tanto ti da.
Ma il segreto è non aspettarti troppo, perchè, lui la mano prima o poi se la prendere e Shaq a 'Fool è li in agguato a non perdonargli l'errore che gli riesce sempre in maniera grottesca, come l'autostoppata nella gara delle Finals...una gran partita ma, nella memoria mia e di tanti, quell'alzarsi in solitudine verso il canestro senza tenere conto che il ferro era giusto sopra di lui ed, inevitabilmente, ci sbatte contro e si autostoppa.
Da ridere, e ho riso...ma non da farmi dimenticare tutto il resto, davvero ben fatto e fondamentale nel match. Così come non dimentico che JaVale ha dato vita ad una Fondazione che raccoglie fondi per dare strutture e mezzi ai territori che soffrono di siccità per ottimizzare la poca acqua che hanno. Ed ogni anno, a giugno, i suoi compagni (di squadra!!!) partecipano ad una gara di softball per raccogliere fondi, insomma, JaVale, il primo giocatore vegano dell'nba (ma vegano solo in alcuni momenti), non è solo il giocatore che si autostoppa e con una pizza tatuata sul braccio, ma un ossimoro di stesso capace, in questo caso, di stupirci con gesti assolutamente positivi.
E, se qualcuno ha qualcosa da ridire, basta che lui gli mostri la sua mano con i suoi due anelli. Il resto, sono solo chiacchiere.
-Luca Maestri-
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