New Orleans è senza timore di smentita una delle squadre rivelazione di questi playoff NBA, alzi la mano chi qualche mese fa avrebbe scommesso sul loro ingresso nelle semifinali dell'ipercompetitiva Western Conference.
In una lega che sta vedendo una forte evoluzione del gioco, con un ricorso sempre maggiore al gioco perimetrale, allo "small ball", e una conseguente trasformazione dei ruoli di PF e C, i Pelicans avevano deciso di andare in controtendenza stupendo tutti con l'acquisizione di Demarcus #Cousins dai Sacramento Kings in occasione della trade deadline di Febbraio 2017.
Aver accoppiato la migliore ala grande con il miglior centro della NBA (testa permettendo) in una stessa squadra è stato senza dubbio un esperimento intrigante che ha portato anche a un conseguimento statistico considerevole. Nell'intera storia della NBA infatti, solo altre tre coppie di lunghi hanno chiuso una stagione con una media superiore a 20 punti +10 rimbalzi, e parliamo di Olajuwon/Sampson, Robinson/Duncan e Mourning / L.Johnson.
Nonostante gli altisonanti proclami delle statssheet i dubbi sul bilanciamento della squadra e la conseguente futuribilità sono sempre stati tanti.
Il 26 gennaio 2018 l'impressionante infortunio al tendine di Achille occorso a Cousins ha shoccato i Pelicans, che fino a quel momento erano in piena lotta playoff in virtù del loro record di 26-22.
Dopo un paio di gare perse di assestamento psicologico e tecnico, New Orleans ha invece contrariamente alle aspettative cominciato a macinare vittorie su vittorie mostrando di non voler mollare di un passo le proprie ambizioni di post-season.
Da quel momento la franchigia della Louisiana ha inanellato un "eye popping" record di 22-12 utile per un piazzamento playoff con il seed n.6 che voleva dire affrontare i lanciatissimi Portland Trail Blazers.
Il resto è storia recente, vittoria contro pronostico con un tonante 4-0 ai danni dei ragazzi dell'Oregon, e dignitosa uscita di scena contro i campioni in carica di Golden State.
Con la free agency di Cousins alle porte si impone una profonda riflessione: cosa manca a New Orleans per poter contendere?
Partiamo da ciò che questa squadra sicuramente ha, una stella di prima grandezza in grado di occupare (dominando) entrambi gli spot di ala forte e centro. Anthony #Davis ha ancora 25 anni ed è dunque non solo "in his prime" ma addirittura ancora in una fase in cui ci si possono aspettare da lui ulteriori progressi nonostante i 28 punti, 11 rimbalzi e 2.6 stoppate a partita suonino già come un eccellente biglietto da visita. Non dovendo dividere spazi e palloni con DMC "Unibrow" ha visto aumentare considerevolmente il suo usage rate (dal 25% al 32%) e con esso le statistiche individuali.
Già devastante nel pitturato e dal post alto in virtù delle sue leve lunghissime, della velocità e del tocco morbido dalla media, quest'anno AD ha anche consolidato la nuova arma del suo arsenale offensivo tirando con un rispettabilissimo 34% dall'arco, non consentendo dunque alle difese di provare a sfidarlo ripetutamente con il tiro dalla lunga.
In difesa Davis resta l'incubo che è sempre stato dagli inizi della sua avventura fra i pro. Con la sua estensione di braccia sembra di avere uno pterodattilo in area pronto a spazzare qualsiasi pallone che si avvicini al canestro presidiato.
AD è dunque oggi il giocatore ideale per fondare una dinastia pronta a vincere il più possibile nei prossimi 5 anni, ma che ne è degli altri pezzi?
Con DMC fuori dai giochi il secondo violino designato sarebbe la SG Jrue #Holiday che in questi playoff ha stupito molti scettici postando 23+ punti a partita con il 52% dal campo, oltre a 6 assist e ad una pestifera difesa per la quale finora non era conosciuto.
A completare un intrigante backcourt è Rajon #Rondo, controverso e talvolta altalenante PG, ma indubbio talento e piglio competitivo e vincente come pochi. Autentico animale da competizione, Rondo dà i suo meglio quando la partita scotta, e durante i playoff ha decisamente elevato il suo gioco producendo il miglior basket dai tempi del titolo vinto (da protagonista) ai Celtics: 10.3 punti (contro 8.3 in RS), 12.3 assist (8.2 in RS) e 7.6 rimbalzi (4.0 in RS).
Il quarto pilastro del successo Pelicans è stato Nikola #Mirotic, scambiato da Chicago per puntellare il reparto lunghi a seguito dell'infortunio di DMC.
Utilizzato da PF il lungo di origine serba ha aggiunto pericolosità perimetrale ad una squadra che aveva nel tiro dalla lunga la sua più grave lacuna, e ha sfoderato una volontà di sbattersi in difesa non nota agli addetti ai lavori.
I 4 hanno prodotto grandi numeri e mostrato una pregevole intesa, ma le lacune di organico dei Pelicans diventano evidenti quando si pensa che per vincere ad Ovest bisogna necessariamente fare i conti contro Golden State.
I Warriors giocano il loro miglior basket quando sfoderano le loro death lineup con Curry in point guard e 4 esterni di stazza ad imperversare sfruttando qualsiasi missmatch favorevole (tipicamente Thompson, Durant, Green e uno fra Igoudala e Livingston).
New Orleans manca completamente di una SF di ruolo e compensa questa lacuna utilizzando una guardia sottodimensionata (Moore, Holiday o Clark, tutti al di sotto dei 6'4'') o una PF fuori ruolo (tipo Mirotic o Miller).
Nella serie contro i Warriors New Orleans era costretta a sacrificare il generosissimo Holiday come difensore primario contro Durant al quale cede circa 20 cm, e oltretutto nel tentativo di infastidire Curry con un difensore in grado di togliergli un po' di visuale del canestro il 6'4'' Moore) doveva assegnare Klay Thompson (6'7'') a Rajon Rondo, che avrà anche una discreta apertura di braccia ma è pur sempre un 6'1''.
Emerge così il vero buco nel roster dei pellicani, una SF di stazza in grado di difendere con successo sui migliori esterni avversari e provvedere pericolosità dall'arco dei 3 punti al momento alquanto deficitaria, alla Otto Porter o Khris Middleton per intenderci.
E' così che le trattative per il rinnovo di DMC procedono molto più a rilento di quanto ci si potesse immaginare mesi fa. L'infortunio al tendine di Achille è uno dei più insidiosi per un giocatore di basket, ed anche atleti dalla rinomata etica lavorativa non sono più tornati quelli che erano dopo questo tipo di infortunio. Se limitato nella sua consueta esplosività Cousins rischierebbe di essere tutt'altro giocatore rispetto a quello conosciuto, per cui la consapevolezza della gravità della situazione grava come un macigno nelle discussioni in corso.
Oltretutto anche in condizioni ottimali di salute Cousins costituirebbe un tallone d'Achille in termini difensivi contro small ball stile Houston o Golden State, mentre Anthony Davis è sicuramente in grado di restare in marcatura sugli esterni più agili all'occorrenza.
Per quanto sia difficile immaginare di fare a meno di un all star del calibro di Cousins, immaginare un "sign and trade" che porti a casa una small forward in grado di colmare le summenzionate lacune e magari un lungo di sostanza che possa fornire tonnellaggio sotto le plance e ridurre i minuti da centro di AD, sarebbe lo scenario più auspicabile per consentire ai pellicani di volare più lontano in post-season.
-Schizoid Zen-
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