Dopo 40 delle 82 partite in calendario, i Denver Nuggets occupano la prima posizione della Western Conference. Tra le Montagne Rocciose del Colorado, con il record di 28-12 (terzo assoluto in NBA) la franchigia guidata da Malone gioca uno dei basket più divertenti ed efficaci della Lega. Negli ultimi 2 anni a Denver era stata etichettata con la targhetta di ‘ottimi attaccanti ma pessimi difensori’, ma si sa che le vittorie nascono da dietro ed ecco che troviamo Denver come nona miglior difesa (23esima l’anno scorso e 29 due anni fa). Ma non è solo questo il segreto dei Nuggets i quali possono contare su una panchina lunga come il fiume che nasce dalle loro montagne, senza dimenticare che due pedine fondamentali dello scacchiere di Malone come Paul Millsap e Gary Harris hanno subito degli infortuni e sono stati out per gran parte di questa stagione. Piano piano stanno riprendendo ritmo e sicuramente saranno importantissimi nel prossimo futuro. All’appello mancano ancora tre giocatori che potrebbero risultare utili alla causa: Isaiah Thomas, Will Barton e Michael Porter Jr., il primo ha già dimostrato a Boston quanto si trovi bene in un sistema di squadra, il secondo l’anno scorso ha viaggiato a oltre 15 punti di media con 5 rimbalzi e 4 assist, mica noccioline, ed il terzo un rookie tutto da scoprire ma dalle buone speranze.
Non tutti i mali vengono per nuocere ed ecco che qualche infortunio di troppo nel reparto guardie ha permesso l’esplosione inaspettata di Monte Morris (classe ’95) e di Malik Beasley (classe ’96) che uscendo dalla panchina hanno saputo sopperire alle mancanze di giocatori più quotati.
Come detto, uno dei fattori principali del cambiamento in casa Denver è stata la difesa, grazie all’inserimento di Torrey Craig, al sopra citato Millsap ed a Mason Plumlee. Il Roster è ben calibrato con tanti punti nelle mani di tutti, senza un vero e proprio scorer.
Sulla carta, il playmaker della squadra è il 21enne Jamal Murray, che sta cercando di risolvere il suo grande limite della discontinuità, attaccante nato che sa fare canestro in ogni modo, ma il vero fulcro e motore della squadra è quel ragazzone di 23 anni di 2 metri e 13 per 113 kg proveniente dalla Serbia. I suoi 7.6 assist a partita lo collocano al nono posto tra i migliori passatori dell’NBA a cui abbina 10 rimbalzi e 19 punti che lo rendono l’indiscussa Star dei Nuggets. Forse il punto debole di Denver è proprio la presenza di una sola Star, appunto Jokic, ed in un ruolo che si sta evolvendo anno dopo anno. La squadra è molto giovane ed interessante, ma l’inesperienza quando si resta in 16 potrà essere un fattore determinante da aprile in poi. Gli ingredienti per arrivare fino in fondo a giocare con i Warriors ci sono tutti, ma prima bisogna passare sopra ad Harden&Paul o a George&Westbrook, perché la panchina lunga è importante in Regular Season ed in parte nei Playoffs ma quando la palla scotta si è 5 contro 5 e vince chi ha meno paura.
Questi Nuggets piacciono e non sembrano intenzionati a fermarsi, hanno le carte in regola per scombussolare i piani della Western Conference, non ci resta che aspettare. E voi cosa ne pensate?
-Fabio Montin-
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