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Philadelphia 76ers

Aggiornamento: 8 ott 2018

Da 'The Answer' a 'The Process' il passo è breve, ma a Philadelphia è passata una decade prima che i tifosi tornassero a sognare. 10 anni passati tra qualche apparizione ai playoffs e anni bui tra cui un 10-72 davvero imbarazzante preceduto da due stagioni con meno di 20W. Ma è proprio in queste stagioni che qualcosa inizia a cambiare, che il Processo ha inizio: i 76ers accumulano più scelte al draft che vittore in regular season. Se dovessimo datare questo evento, lo si può identificare con il 2014, anno in cui vengono ceduti tutti i giocatori da cui poter ricavare qualcosa sul mercato. Quello che la dirigenza cerca sono "draft pick". Nel draft del 2014, con la terza scelta assoluta, viene scelto Joel Embiid, centro camerunense proveniente dalla Kansas University i cui paragoni con i Grandi del passato non tardano ad arrivare. Nel 2015, sempre con la terza scelta, è il turno di Jahil Okafor. Nel 2016, con la prima scelta assoluta è Ben Simmons l'uomo su cui i 76ers puntano fortissimo. Infine, nel 2017, ancora con una prima scelta, viene scelto Markelle Fultz. Ma andiamo con ordine, partiamo dall'inizio, partiamo da Embiid, partiamo da 'The Process': è lui stesso a coniare questo slogan che accompagna i tifosi, lo staff, i giocatori e i tweet di tutto l'ambiente attorno a Phila. Purtroppo, però, di lui si sente parlare solo fuori dal campo. Per due anni resta ai box, talento puro ma cristallino, cristallo fragile per la precisione. Su di lui inizia ad aleggiare una sensazione di campione mancato a causa del suo fisico. Zero partite ma tante parole. Poi, il 26 ottobre 2016, scende in campo. Scende in campo e forse quelle parole iniziano ad avere un senso. È un giocatore diverso dagli altri, a soli 22 anni è già leader e trascinatore della squadra, il pubblico impazzisce e stravede per lui. Più gioca più impressiona. Però gioca poco, pochissimo, saranno solo 31 partite con una media di 25 minuti l'una nei quali, però, segna 21 punti con 8 rimbalzi, niente male il ragazzo... se giocasse. Giocatore completo, sia dentro che fuori dal campo, dentro ha soluzioni offensive pressochè illimitate: può segnare da tre, dalla media, in post è un maestro, in penetrazione è inarrestabile, ma c'è di più, Joel difende, e come difende! Fuori dal campo fa parlare moltissimo di sè e delle sue aspettative sulla sua squadra. Arriva il turno di Ben Simmons, australiano col fisico di un'ala piccola in un playmaker. Sono tutti curiosi di vedere all'opera Ben e Joel, ma Ben, nell'anno del debutto di Joel, si fa male in preseason, all'inizio sembra nulla di grave, col passare del tempo lo staff medico preferisce tardare il rientro in campo fino al definitivo "out for season" quindi, all'anno prossimo! Ed eccoci giunti all'anno prossimo, e da quello che stiamo vedendo nè è valsa la pena aspettare: ottimo attaccante, meno tiratore, ottimo passatore, meno difensore, ma il ragazzo può solo che migliorare, il tempo è dalla sua parte. Come si poteva immaginare l'intesa con Embiid c'è e si vede. Simmons spesso viaggia vicino alla tripla-doppia (già 9 quelle messe a segno). ROY quasi sicuro. L'ultimo arrivato in casa 76ers è Fultz, prodotto di Washinghton, classe '98. Inizialmente sembra riuscire a sfuggire alla brutta tradizione dei rookie di Phila, ma dopo pochi match si ferma anche lui, problemi alla spalla? Forse si, forse no. Metaforicamente, si potrebbe dire che non ha retto la pressione che c'era sulle sue spalle, non ancora vent'enne ci si aspettava moltissimo da lui, forse troppo. Nessun problema, ai box, "out indefinitely" è la sua diagnosi, ma se passare un anno in palestra a lavorare sodo com hanno fatto gli altri due ed il rislutato è il medesimo, allora lo dico subito: "all'anno prossimo!" A una decina di partite al termine della stagione Phila occupa la sesta piazza della Eastern conference, che ad oggi significa Lebron James. Ma dalla terza all'ottava posizione ci sono pochissime gare di differenza e queste ultime partite saranno fondamentali per aggiudicarsi il posto migliore ai Play Off. Phila ha tutte le carte in regola per dar fastidio anche a squadre più favorite ad arrivare in finale, ma potrebbe subire l'esperienza e la mentalità: all'interno della stessa partita i Sixers si spengono, giocano male, perdono la concentrazione e subiscono parziali che in post season potrebbero essere letali. Staremo a vedere, in ogni caso: #TrustTheProcess.


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