In questo articolo cercheremo di andare ad affrontare alcune chiavi di lettura per l'affascinante serie fra Raptors e Sixers.
Alla vigilia di G3 la serie fra le teste di serie n.2 e n.3 della Eastern Conference è in perfetta parità e alcune metrics forniscono delle interessanti chiavi di lettura per interpretare il risultato attuale.
Seguendo un approccio “IS / IS NOT” abbiamo identificato quali eventi sono stati maggiormente correlati alla vittoria di una delle 2 squadre, andiamo a vederli insieme.
BUTLER: THE MAN IN THE ROOM
Nella G1 persa i Sixers hanno avuto una distribuzione tiri piuttosto bilanciata, con Embiid (18) ed Harris (17) a prendersi la fetta maggiore senza capitalizzare opportunamente (rispettivamente 28% e 35%).
La vittoria di G2 invece è scaturita da un marcato coinvolgimento di Jimmy Butler che ha mostrato di essere “the man in the room”, come opportunamente espresso da Brett Brown. Durante gli 8 minuti finali di G2 Jimmy Bucket ha messo a segno 12 punti prendendo in mano una squadra che spesso nei momenti decisivi fa fatica ad individuare il “go to guy”.
I 10 tiri in più presi dalla Small Forward dei Sixers sono stati compensati da un coinvolgimento offensivo molto minore di Joel Embiid (complice la debilitante gastroenterite del centrone camerunense) sceso da 18 a 7 tiri.
Joel sta soffrendo molto la difesa di Marc Gasol, tirando rispettivamente col 28% e il 29% nelle prime 2 gare, e una più saggia selezione tiri non può che portare benefici a Phila.
COME RISOLVERE IL REBUS LEONARD / SIAKAM
In G1 Kawhi e Siakam hanno demolito la difesa Sixers mettendo a segno 74 punti con uno stellare 28/38 al tiro, costringendo coach Brown a rivedere i suoi accoppiamenti difensivi.
In G1 Phila ha impiegato prevalentemente Harris su Siakam (49% dei possessi) e la PF dei Raptors ha segnato 12 dei suoi 29 punti contro di lui tirando col 62.5% dal campo.
In G2 Brown ha spostato Embiid su Siakam (52% dei possessi) sacrificando Harris su Gasol, ma la strategia ha pagato i suoi dividendi: quando accoppiato alla montagna con la maglia n.21 Pascal ha dovuto faticare parecchio segnando 15 punti col 35%.
Anche la marcatura di Leonard ha richiesto degli aggiustamenti di rotta. In G1 Kawhi è stato affidato ad una staffetta Simmons (35% dei possessi), Butler (31%) e Harris (18%) che poco ha potuto per frenare una prestazione memorabile da 45 punti con 16/23 al tiro. Fra i 3 membri dello starting five alternatisi su Kawhi, Ben è stato l’unico in grado di contenere i danni subendo 10 punti con 4/9 FG, mentre Butler e Harris gli hanno concesso in coppia 27 punti con un quasi impeccabile 10/11 FG.
Sulla scia dei risultati di G1 in Gara 2 Brett Brown ha raddoppiato l’onore difensivo di Simmons sguinzagliato sulle tracce di Kawhi nel 61% dei possessi, nei quali l’ala dei Raptors ha messo a segno 21 punti con 8/16 al tiro, mentre gli altri compagni di squadra gli concedevano i restanti 14 punti con 5/8.
Ancora una prestazione di grandissimo spessore per l’ex DPOY e MVP delle Finals, che però stavolta ha dovuto faticare di più per mettere a tabellino 35 punti tirando col 54% al tiro.
Aspettiamo di vedere le contromosse di Nurse in G3 per cercare di ristrappare il fattore campo ribaltando l’esito di G2, mentre sul fronte Sixers è probabile che gli accoppiamenti difensivi non subiscano particolari cambiamenti dopo l’esperimento vincente dell’ultima partita.
LA PANCHINA CHE NON TI ASPETTI
Dopo i blockbuster che hanno portato nella città dell’amore fraterno 2 calibri All Star quali Butler e Harris, molti timori erano riversati sull’esiguità della panchina Sixers, fattore che potenzialmente avrebbe potuto essere enfatizzato nello scontro con Toronto, squadra dotata di una delle più produttive second unit della Lega.
I numeri sinora hanno detto altro. In gara 1 i panchinari di Phila non hanno eccelso (24 punti in 66 minuti) ma hanno pur sempre reso molto più degli avversari (10 punti in 60 minuti cumulati). Il dato puramente numerico non si è tradotto in un effettivo vantaggio per i Sixers che non hanno capitalizzato +/- rilevanti nel frangente. In particolare è risultato decisamente deleterio il minutaggio affidato all’idolo Boban Marjanovic. Nei 10 minuti in cui è sceso in campo per far rifiatare Joel Embiid i Sixers hanno incassato un plus minus di -17, dato abbastanza inequivocabile alla luce del fatto che Embiid è stato l’unico titolare con plus minus positivo in G1.
In Gara 2 Brett Brown ha tirato fuori un inaspettato coniglio dal cilindro rispolverando dalla panca il più bistrattato centro demodé degli ultimi anni: Greg Monroe.
Il centro da Georgetown rappresenta un caso estremamente curioso in quanto negli ultimi 4 anni ha vestito la maglia di tutte e 4 le semifinaliste della Eastern Conference venendo sempre scaricato senza grandi rimpianti, vittima di un’evoluzione del gioco nella quale le 2 doti più richieste di un centro sono la pericolosità dall’arco e la rim protection, entrambe aree nelle quali il buon Greg è carente. Di contro parliamo pur sempre di un centro con un pregevolissimo gioco in post basso “old school”, oltre che di un valido passatore e presenza non trascurabile sotto le plance.
Riscongelato per l’occasione in G2 Monroe ha risposto con 10 punti e 5 rimbalzi in 11 minuti, validi per un plus minus +8, mentre Marjanovic restava in campo un solo minuto sufficiente per un parziale di -5.
A coadiuvare il centro girovago c’è stato Ennis III autore di 13 punti e 6 rimbalzi in 23 minuti. Nel complesso 26 punti in 46 minuti complessivi per la panca di Phila che ha surclassato la second unit dei Raptors ferma a 5 punti in 47 minuti.
Preoccupante segnale di allarme per i Raptors che sulla carta dovrebbero trarre vantaggio dalla maggiore profondità di organico e che invece vedono un’inaspettata emorragia produttiva, deleteria nonostante le rotazioni usualmente più corte nei playoff.
Appuntamento giovedì notte per G2 che ci dirà occasione di confermare o smentire ciò che i numeri ci hanno suggerito nelle prime 2 gare di una serie che si preannuncia molto avvincente.
-Schizoid Zen-
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