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SOUTHWEST

Aggiornamento: 8 ott 2018


Completiamo il nostro report sulle trade della Western Conference occupandoci oggi della Southwest Division. Alla vigilia della trade deadline non erano a radar enormi scossoni, ma il mercato è stato persino più piatto delle aspettative. La franchigia più attiva è stata indubbiamente New Orleans. Fino ad un paio di settimane dalla trade deadline i#Pelicans non erano accreditati come "buyers", ma erano piuttosto intenti a respingere le invadenti attenzioni di molte contender interessate a smembrare una delle più devastanti coppie di lunghi della storia della NBA: DeMarcus #Cousins ed Anthony #Davis. Molti avvoltoi veleggiavano pazientemente attorno alla città della Lousiana in attesa di una crepa per far partire l'attacco ad uno dei 2 All Star (suppongo che a qualcuno stiano fischiando le orecchie in Massachussets e nel nord della California), e la situazione contrattuale di Anthony Davis è stata probabilmente uno dei principali motivi dell'inattività di alcune big che puntano al 2019 per aggiungere una pedina fondamentale per l'attacco all'armata Warriors. A seguito dell'infortunio "season ending" di Cousins i Pellicans hanno dovuto istantaneamente passare dalla difesa all'attacco, nella necessità di puntellare un reparto lunghi divenuto troppo scarno per poter ragionevolmente aspirare a mantenere l'ottavo posto utile per i playoff della Western Conference. La prima mossa è stata effettuata una settimana prima della deadline con l'acquisizione di #Mirotic(+2nd pick 2018) da Chicago in cambio di #Asik,#Nelson e Tony #Allen oltre a una prima scelta futura (top 5 protected). Il cestista serbo (naturalizzato spagnolo) può aggiungere una dimensione perimetrale al momento deficitaria a New Orleans, sfruttando gli spazi aperti da Davis nel pitturato. Mossa sulla carta molto sensata per i Pelicans, anche se le prime partite hanno mostrato un allarmente net rating di -20,1 punti quando Davis e Mirotic sono insieme in campo. La franchigia della Louisiana è entrata nella competizione per accaparrarsi i servigi di #Monroedopo il buyout di Phoenix, ma ad averla vinta sono stati i Boston Celtics. Un'occasione mancata perchè il lungo da Georgetown avrebbe permesso ad Unibrow di giocare qualche stretch di gara da PF piuttosto che essere costretto da centro per tutta la partita. A puntellare il reparto lunghi è stato allora inaspettamente chiamato Emeka #Okafor, fuori dai campi NBA dal 2013 a causa di problemi al collo, ripescato dalla G-league nella quale stava scaldando i motori in attesa di un rientro pianificato da anni e più volte rinviato. Il 36enne di origine nigeriana è ancora in ottima forma fisica e potrebbe fornire una ventina di minuti di qualità dalla panca dando maggiore rispettabilità difensiva con la sua presenza a rimbalzo ed intimidazione sotto le plance. Ultima mossa prima della deadline è stata esaudire il desiderio di #Cunningham di fare le valigie spedendolo a Brooklyn in cambio della guardia#Vaughn. Mossa poco rilevante allo stato attuale, non in grado di alterare la traiettoria di New Orleans che senza Boogie vedono inesorabilmente scemare le proprie ambizioni di post-season.

Ci spostiamo dalla Lousiana al Tennessee per parlare di uno dei "Losers" della trade deadline, i Memphis #Grizzlies. Con Mike Conley fuori per la stagione gli orsi puntano ad accelerare la ricostruzione, e lo scambio di Tyreke #Evans era una priorità per un duplice motivo: realizzare un perfetto ciclo di "buy low / sell high" capitalizzando un opportuno ritorno dalla cessione dell'ex ROY, e aumentare la probabilità di pescare una pallina fortunata nel draft 2018 indebolendo la squadra. Un tuttofare in grado di giocare indifferentemente PG, SG e SF, e segnare con continuità in tanti modi fa gola a chiunque oggi come oggi, e letteralmente mezza NBA ha chiamato Memphis per proporre accordi per Tyreke. Nessuno ha messo sul piatto la prima scelta futura richiesta dai Grizzlies e l'affare non si è fatto, ma questo non aiuta in alcun modo la franchigia del Tennessee aggrappata ora alla remota speranza di poter trattenere Tyreke a fine stagione facendo leva sulla mid level exception disponibile. Un'offerta come quella di Denver (Mudiay + 2nd pick) sarebbe stata qualcosa di più del probabile pugno di mosche in estate, così come la chiusura ad ascoltare qualsiasi conversazione in cui fossero menzionate le parole "Marc" e "#Gasol" non sembra molto produttiva nell'attuale situazione, per quanto comprensibile su un piano puramente affettivo.

Passiamo dunque a parlare delle tre franchigie texane iniziando dagli unici che hanno portato a termine una trade, seppur non trascendentale, i Dallas #Mavericks. In uno scambio a tre con New York e Denver, i Mavericks si sono impossessati di Doug#McDermott dai Knicks cedendo Devin Harris finito ai Nuggets, mentre per completare la triangolazione Mudiay è passato ai Knicks. Una PG/SG di 34enne non ha molto senso nell'organico della squadra con il peggior record della WCF, mentre un giovanissimo tiratore come Doug "McBuckets" potrà venire utile nel sistema di coach Carslisle.

Usualmente protagonisti sul fronte trade, gli Houston#Rockets hanno saggiamente tenuto un profilo basso negli scambi, disponendo già di quello che probabilmente è l'unico organico in grado di turbare i sonni dei campioni in carica. Servivano un rinforzo in panca nel reparto lunghi ed un 3-4 con punti nelle mani, e sono arrivati dal mercato dei buyout Brandan #Wright e Joe #Johnson. Eccellente mossa "minimalista" dei Rockets che hanno ora più che mai tutte le carte in regola per insidiare il "Dreadnought" Warriors.

Chiudiamo la panoramica della Southwest parlando dei San Antonio #Spurs. Cercare di rafforzarsi con le trade non appartiene al modus operandi dei neroargento, ma quest'anno con l'incertezza sulla condizione di Kawhi sembrava potesse concretizzarsi un cambio, e negli ultimi giorni utili girava voce di un interessamento per Avery Bradley nel quale Danny Green sarebbe stato la contropartita. Nulla di fatto alla fine, come da tradizione.

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