#UTAH JAZZ Il caldo inverno dei mormoni
Volando a bassa quota, seminascosti dai radar del pubblico, gli Utah #Jazz sono titolari al momento della più lunga striscia vincente aperta della NBA. Dopo una partenza deludente con un record di 19-28 valido per guadagnare una lottery pick bassa, i ragazzi di coach #Snyder hanno piazzato un parziale di 11-0 che con buona probabilità potrebbe allungarsi ulteriormente visto che i prossimi impegni sono Portland (in casa) e Dallas, prima di affrontare l'ostica doppietta Houston-Minnesota. Durante la striscia vincente Utah è stata la miglior squadra della lega in quanto a defensive rating, net rating e rebounding percentage. Grande entusiasmo dunque per i tifosi Jazz che possono legittimamente sognare di risalire in classifica fino a strappare la partecipazione ai playoff, godendosi nel frattempo una squadra che ha cambiato identità in campo e fuori. Sono passati quasi 20 anni dall'apice della storia cestistica della franchigia di Salt Lake City, quelle speranze di titolo naufragate in gara 6 per mano di Michael Jordan & "The Shot". Malone, Stockton, Hornacek, una squadra di seri professionisti, poco estroversi e molto più propensi a lasciare che fosse il parquet a parlare per loro. La riservatezza e la modesta propensione ad accendere i media è rimasta una cifra caratteristica dello stile Jazz, ben esemplificata dal volto della stella della squadra 2016-17, quel Gordon Hayward che ha avviato con immensa sfortuna la sua nuova avventura nei lanciati Boston Celtics.
Ad ereditare il testimone nella venerazione dei tifosi sono saliti 2 giovani astri molto espansivi ed attivi con i social media: Donovan #Mitchell e Rudy #Gobert. Scelto con il pick n.13 da Denver e poi scambiato per Trey Lyles ai Jazz, la esplosiva Shooting Guard da Louisville ha conquistato il cuore dei tifosi con la sua espressività, il suo impegno e la sua coscienza sociale, oltre che con le spettacolari giocate in campo. Se dopo le primissime partite in tanti avevano dato per prematuramente assegnato il ROY 2017-18, apparentemente ipotecato dallo strabiliante point forward dei Sixers Ben #Simmons, col passar dei mesi la candidatura di Mitchell appare tutt'altro che una velleitaria boutade pubblicitaria o un espressione di un fazioso campanilismo dei tifosi Jazz, ma si configura come una concreta possibilità che porterà ad un presumibile testa a testa fino a fine campionato. La popolarità già spiccata del #45 Jazz è ulteriormente schizzata con la vittoria nello Slam Dunk Contest, nel quale Donovan ha omaggiato "Air Canada" Carter assicurandosi il trofeo con le sue elettrizzanti schiacciate. Inizialmente piuttosto discontinuo, sopratutto per quanto riguarda le percentuali di tiro, Mitchell sta acquistando maggiore stabilità di performance attestandosi su una media punti prossima ai 20 a partita, soglia abbondantemente superata nelle partite del 2018 (21,7ppg nelle ultime 9 gare).
L'altro volto "social" dei Jazz è quel del centro Rudy Gobert, perenne candidato del DPOY degli ultimi anni, privato del trofeo solo dalla magiore visibilità dei suoi avversari Draymond #Green e Kawhi #Leonard. Limitato da problemi al ginocchio nella prima parte della stagione, "the Stifle Tower" sta tornando a dominare il pitturato con la sua onnipresenza che costringe gli avversari a cambiare i propri piani quando si azzardano ad avventurarsi nei pressi degli immensi tentacoli del 7'1" francese. Le attuali statistiche recitano 12.5p/10.3r/2.3bl e 58% al tiro, ma non rendono giustizia all'immenso impatto difensivo di Gobert, pilastro imprescindibile del futuro dei Jazz.
A contribuire al lato "fancy" dei nuovi Jazz è la spettacolarità del playmaker Ricky #Rubio, partito in gran sordina ma decollato nelle partite dell'attuale striscia vincente: 20p/8a/4.7r/53% FG durante le ultime 10 gare. Mitchell, Gobert, Rubio, molto diversi dal consueto "stile Jazz", protagonisti di una squadra che sa divertirsi e divertire. Si respira il piacere di giocare insieme e la confidenza crescente di questo gruppo che può lanciarsi alla conquista di obiettivi sfidanti senza sentire la pressione dell'opinione pubblica.
Anche il neo-acquisto #Crowder sembra essersi inserito molto rapidamente nel nuovo contesto. La combo forward con il suo gioco da "3 and D" non ha mai trovato il giusto ritmo nei troppo Lebroncentrici Cavaliers, mentre sembra trovare a Salt Lake City il giusto ambiente per rendere i suoi apprezzati servigi in campo. 15p e 5r di media nelle prime 3 partite partendo dalla panchina sono un promettente biglietto da visita per questo combattente che ben può impersonare lo spirito pugnace degli "old Jazz".
A lungo chiacchierato per possibili trade alla fine è rimasto in squadra Derrick #Favors, power forward titolare per necessità, ma più idonea ad occupare la posizione di centro senza pestarsi i piedi con la piovra francese, visto che nessuno dei 2 è un tiratore affidabile dalla distanza. Favors ha mostrato di poter moltiplicare il suo rendimento in assenza di Gobert, e la convivenza di questi lunghi difensivi è un'equazione da ottimizzare per coach Snyder. La presenza di Crowder potrebbe permettere rotazioni diverse in cui ridurre il minutaggio da 4 di Favors e di sfruttarlo maggiormente come centro per small ball con Crowder in PF. L'altro lato della medaglia dell'accoppiamento Favors / Gobert è però la insormontabile muraglia umana che si pone di fronte agli avversari quando entrambi pattugliano l'area.
Altri "overachiever" nel team sono la SF australiana #Ingles, idolo delle folle che sta producendo solidi 16ppg con il 45% da 3p, ed il rookie Royce O'Neale che sta sorprendendo nel crescente minutaggio assegnatogli nelle ultime gare.
Non c'è che da seguire i prossimi passi di questo nucleo giovane e futuribile che potrebbe riservare molte sorprese partendo dalla psicologicamente favorevole posizione di "underdog".
photo source: www.nba.com
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